Malattia di Wilson

La malattia di Wilson è caratterizzata da un accumulo anomalo di rame, soprattutto nel fegato e nel cervello, che può portare a una serie di problemi psichiatrici, neurologici ed epatici.

La malattia di Wilson è una patologia autosomica recessiva che colpisce una persona su 100.000 e comporta un accumulo tossico di rame intracellulare, soprattutto nel fegato e nel sistema nervoso centrale. Nel corso del tempo, se i livelli di rame nell'organismo non vengono controllati, il fegato si danneggia progressivamente e alla fine diventa cirrotico. Una piccola percentuale di pazienti sviluppa un'insufficienza epatica acuta nelle fasi successive della malattia. Inoltre, i pazienti spesso sviluppano complicazioni neurologiche e problemi psichiatrici, che possono essere gravi.

Il rame è un cofattore necessario per il corretto funzionamento di molti enzimi ed è quindi essenziale nel metabolismo. L'eccesso di rame nell'organismo viene abitualmente espulso attraverso la bile. I pazienti affetti dalla malattia di Wilson non sono in grado di espellere correttamente il rame in eccesso dalla dieta e si accumula principalmente nel fegato e nel cervello. Questo problema di escrezione è dovuto a mutazioni nel gene ATP7B, che codifica per una proteina di membrana delle cellule epatiche responsabile del trasporto del rame dall'interno delle cellule epatiche alla bile.

Sintomi

La malattia di Wilson si manifesta solitamente nell'infanzia o nella giovane età adulta. I sintomi compaiono più comunemente tra i 10 e i 20 anni, anche se sono stati segnalati casi già all'età di 5 anni, e solo una piccola percentuale di casi rimane asintomatica fino all'età di 40 anni. I sintomi della malattia di Wilson sono principalmente neurologici, psichiatrici ed epatici.

I sintomi psichiatrici sono di solito i primi a comparire, manifestandosi come disturbi affettivi e cognitivi, cambiamenti di personalità, depressione e ansia. I sintomi neurologici sono di tipo extrapiramidale, e riguardano i movimenti, e comprendono: farfugliamento, contrazioni muscolari involontarie, anomalie dell'andatura, tremore, parkinsonismo, spasmi e, meno frequentemente, convulsioni. Il danno epatico si manifesta inizialmente con un aumento dei livelli di AST-ALT o transaminite, che può progredire in epatite cronica, fibrosi e infine cirrosi.

Gestione della malattia

La malattia può essere trattata efficacemente controllando l'assunzione e l'escrezione di rame. Nei pazienti con sovraccarico di rame si ricorre alla terapia chelante, che prevede l'uso di chelanti dello zinco, come la D-Penicillamina e la Trientina, farmaci che riducono l'assorbimento dello zinco dalla dieta. Una volta regolati, i livelli di rame appropriati sono mantenuti stabili dall'uso di sale di zinco e da una dieta a basso contenuto di rame, anche se in alcuni casi è necessario continuare la terapia chelante.

Il trapianto di fegato è raccomandato per i pazienti con epatite fulminante o che presentano una progressione continua della disfunzione epatica senza risposta alla terapia farmacologica.

Geni analizzati

ATP7B

Bibliografia

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